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Matera - Il Castello di Girifalco

Logo Basilicata Vacanze Matera Pochi sanno che esiste una leggenda legata al castello di Girifalco, di cui è rimasta traccia solo in qualche rudere tra Matera e Taranto. Di questo castello si conoscono una data riferibile al periodo normanno, ed una più circostanziata del 5 ottobre del 1239, quando l’imperatore Federico II impartisce alcune disposizioni sui castelli cui la popolazione doveva provvedere alla manutenzione. Tra i provisores l’imperatore aveva nominato Guidone del Guasto in Terra di Bari, in Terra d’Otranto ed in Basilicata e tra i castelli demaniali sono nominati il castello di Brienza nel Giustizierato di Principato, la domus Girifalci sul Bradano (in Terra d’Otranto), i castelli di Matera, Turris Maris, Acerenza, Melfi, Muro e San Fele, oltre a quattordici castelli feudali ed altri dieci luoghi fortificati.

Al restauro o alla manutenzione del castello di Girifalco erano tenuti il casale del Sasso caveoso di Matera e i “Saraceni del casale di S. Iacopo”, cioè quei fuoriusciti che l’imperatore aveva scacciato dalla Sicilia dopo un’ennesima ribellione

Il toponimo, poi, riporta ad altre due località, come quella presso Giovinazzo in provincia d Bari e presso Torrella dei Lombardi in Irpinia.

La leggenda è oscura e racconta di numerosi omicidi avvenuti nel castello di Girifalco. Il barone dell’insediamento, si dice, aveva fatto un patto con il diavolo e gli aveva promesso bambini e donne di ogni età almeno una volta alla settimana. Così, quasi con la paura di tutti gli abitanti, il barone spadroneggiava e diventava sempre più ricco come aveva chiesta al diavolo.

Ma il patto di sangue non aveva tenuto conto dell’amore. Il barone scelse un suo fidato per raccogliere a turno gli abitanti destinati al sacrificio, ma un giorno costui aveva scelto una popolana bellissima e dolce. Non fece in tempo a sferrare il colpo sull’altare maledetto dove la poveretta era stata legata, nei piani più bassi del castello, che la vide in volto con gli occhi meravigliosi.

Il barone ordinò subito di sciogliere la ragazza e di renderla libera. Quella sera stessa apparve il diavolo in persona: “Cosa hai fatto, maledetto? Lo sai che sei destinato alla dannazione e ti verrà privato tutto se non obbedisci?”

Passarono giorni infernali per il barone che, in poco tempo, abbrutì in maniera spaventosa senza che egli chiedesse perdono a Dio.

Fu così che la storia parla che l’ultimo suo atto estremo fu gettarsi dall’alta finestra del castello, mentre tutti gli abitanti che rimasero sino ad allora preparavano le masserizie per fuggire per sempre da quel luogo maledetto.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.