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Matera - Il Castello

Castello Matera Quando Matera fu feudo degli Orsini, duchi di Gravina di Puglia, un Francesco Perron, presidente del tribunale della Sommaria, recatosi a Matera per una informacion del stado cosi descrive questa città: "La città di Matera situata su un altopiano è circondata da buone mura, e da fossato naturale di roccia dura; vi è un buon castello non ancora finito di costruire, lontano dalla città un tiro di balestra e situato su di un colle, dominante la medesima e circondato dalla vigna e dal giardino del barone".

Intorno al XVI sec. era signore di Matera il conte Giovan Carlo Tramontano "strano conio di uomo. che improntava nel rovescio ogni maggior contraddizione, comeché ardito e astuto, doppio e leggiero ad un tempo, e quanto prodigo e generoso altrettanto avido e crudele; che umile e povero qual usciva da S. Anastasia, casale di Napoli, sapeva divinir ricco e onorato, ascese si sublime da assembrarsi tra signori di grado e di feudi, fregiato della nostra Contea".

La sua larghezza di vivere dovette fortemente indebitarlo: a Napoli, infatti, aveva condotto una vita di lusso, superiore a quella di patrizi ben più qualificati.

Giunto in Matera, iniziò a vessare i cittadini con non poche tasse, con cui saldare le molte migliaia di ducati tolti a prestanza nelle passate emergenze; e, per far fronte nel contempo a sempre maggiori dispendi, non si curava affatto dello stato della popolazione.

Accortosi che la comunità, ridotta quasi all'estrema miseria, non l’amava e che i nobili, per lo spirito d'indipendenza, lo odiavano del tutto, pensò di premunirsi contro possibili sommosse e si innalzò una rocca di difesa sopra una collina che domina la città, donde "con qualche specie di soffioni, sagro, falconetto. gerifalco, mezza-colubrina, verrato o petardo che fosse, avrebbe potuto prenderne vendetta".

Verricelli nella sua Cronica della Città di Matera nel Regno di Napoli (1595 e 1596): "La città è tutta admurata con altissime torri, quali all’antica quale a tempo che si combatte con balestri hera inespugnabile così come oggi sarebbe a guerre senza artelleria et a tempo che la maestà di Re Ferrante donò questa Città Carlo Tramontano di Santo Nastaso casal di Napoli con farlo Conte; il detto Conte si sforzò ad murarla tutta con lli borghi et parte de colline dentro e già cominciò a fare il Castello ad modo del Castel novo di Napoli anzi più superbo et ni fè edificare solo una faciata con uno torrione grande in mezzo et uno per ciascun lato più piccoli a tempo che si pagava la giornata de l'homi sey grana et altre tanto del cavallo et si despese con danno del populo docati vinti cinqua milia como oggi si può videre nelle scadde di notar Roberto Agata il quale tenne conto di detta fabrica".

Nel 1515, sempre a Matera, avvenne la tragica fine di Giancarlo Tramontano; egli, infatti, nonostante le sue precauzioni, uscito dal Duomo, si prestava ad entrare nel cunicolo segreto che aveva fatto scavare e che conduceva al Castello, quando venne trucidato da alcuni popolani che da mesi attendevano che fosse s loro portata.

Il castello vero e proprio presenta elementi progettuali sia vecchi che nuovi. Il fossato e la considerevole altezza del torrione centrale servono da impedimento all'avvicinarsi delle macchine ossidionali. L'enorme spessore delle murature inoltre è inversamente proporzionale all'altezza dei torrioni che risultano fortemente ribassati per resistere alle sollecitazioni degli spazi dei cannoni. La torre centrale è identica, come modello, al Castel Nuovo..

Secondo la testimonianza dl Francesco Perron –riportata dal Sarra– la civita di Matera era chiusa in parte da mura cordonate e conformate, inferiormente a scarpata e, in parte, difesa da fossato naturale di roccia dura...

Lungo le mura spiccavano torri cilindriche, anche cordonate, in nu-mero di sei. Da un manoscritto anonimo attribuito dal Gattini al sacerdote Belisario Torricelli, si apprende che le sei torri lungo le mura furono fatte edificare, a proprie spese, da un certo Metello, valoroso capitano, che riportò vittorie sui Saraceni e prese stabile dimora nella citta.

Di queste sei torri non ne rimasero in piedi che due: l’una detta appunto di Metello o "matellana, l’altra di Capone, nome di un cittadino di Matera

Secondo alcuni le vecchie mura erano costellate di porte principali e secondarie; tra queste ultime si ricordano quelle della civita o della torre metellana –dalla quale si scendeva sul versante barisano–; della postergole, dalla quale si raggiungeva il fondo della gravina.; del giudice Pirrotto e infine la porta empia o dei santi, dalle quali si accedeva sul versante del Sasso Caveoso.

A cavaliere della civita si ergeva il castello. "Questo maggior propugnacolo da ultimo con merli, balestrieri, spalti, torrioni, corridoi coverti, segrete, alloggiamenti… si trovava in un grande spiazzo sul sito più elevato dell’abitato..."(Gattini).

Non se conosce l’epoca della costruzione; tuttavia la si può porre verosimilmente verso il IX-X sec.

Esisteva certamente nel 1160, perché si ha notizia del castellano di quell'anno, un certo Bisanzio. "È noto che il castello nel sec. XV apparte-neva a Giovanni Orsini del Balzo il quale nel 1448 lo donò ai cittadini"(Contillo); fu quindi diroccato e sostituito da abitazioni private.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.