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Matera - Il Castello di Girogica

Girogica - Matera Matera Presso il palazzo di Girogica c’era una volta un signore povero che voleva sposare la figlia dell’imperatore e non esitò un istante ad andare da lei dicendo: “Mi vuoi per marito?”. Ma lei, la figlia dell’imperatore, non aveva alcuna intenzione di diventare sua moglie. Il signore dovette usare tutta la sua astuzia per conquistarla. Sulla tomba del padre di questo signore cresceva un cespuglio di rose. Era un cespuglio che faceva un fiore solo ogni cinque anni. Quell’unica rosa aveva un profumo così dolce, che bastava annusarla per dimenticare tutti i dispiaceri. Il signore andava molto fiero del suo cespuglio di rose che, per altro, non era neppure la sua unica ricchezza. Infatti, gli era rimasto in eredità anche un usignolo che batteva, con la sua voce, i cantanti più acclamati. Pensa e ripensa, il signore decise di offrire in dono alla figlia dell’imperatore sia la rosa che l’usignolo. Prese due astucci d’argento, ne usò uno per la pianta e l’altra per l’uccellino, e li mandò al Palazzo. L’imperatore fece portare i doni nella sala del trono, dove la principessa giocava con le dame di corte, e ordinò di aprire gli astucci. “Com’è bella”, dissero le dame in coro. “Stupenda”, confermò l’imperatore.

Ma la principessa: “Papà”, gridò piena di rabbia, “questa rosa non è d’argento e pietre preziose, ma una pianta come tante altre”. L’imperatore, che in fondo era un brav’uomo, tentò di calmare tutti. Disse dunque: “Apriamo il secondo astuccio, prima di condannare l’importuno”. Dal secondo astuccio uscì l’usignolo che si sgranchì le gambe e cominciò a cantare. La sua melodia era talmente bella, che per qualche istante tutti l’ascoltarono incantati. “Non può essere un uccello vero”, disse la signore Ma quando sfiorò l’usignolo, quasi svenne per lo spavento. “Lo è, lo è”, gridò rabbiosa. Ordinò alle sue dame di far volare l’usignolo fuori dal Palazzo. E il povero signore: “Saluti a tutti”, disse quando lo fecero entrare. “Avete bisogno di un altro servitore, qui al castello?”. Gli fu offerto e il signore accettò senza discutere e si mise al lavoro. Gli diedero una stanza vicino al porcile. Dopo un pò di tempo, “Questo porcaro ci sa fare”, decretò con entusiasmo la principessa. In quelle lande belle e verdi della provincia di Matera, la principessa vedeva sempre il pover’uomo e se ne invaghì.

Un giorno la donna volle baciarlo, ma egli prontamente disse: “No!”, senza lasciarsi intenerire. “Non hai capito la mia rosa più bella e hai disprezzato il mio usignolo che non ha pari al mondo. Ma poi, per il tuo tempo, hai baciato un porcaro. Sai qual è la nuova? Io troverò una ragazza più intelligente dite, come sposa”.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.