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Matera - Il Castello di Isca del Ponte

Isca del Ponte - Matera Matera Ad Isca del Ponte c’era una famiglia reale composta da padre, madre, una figlia che si chiamava Margherita e un figlio. Poiché i genitori avevano fatto un voto all’Arcangelo Michele venerato in Montescaglioso partirono col principino prima per questa città ,poi per Monte Sant’Angelo di Manfredonia lasciando la ragazza affidata al confessore della reggia. Disse il re al prete: “Ti raccomando di vigilare su mia figlia, sèguila con attenzione e se manca in qualche cosa correggila senza riguardi”.

Margherita aveva quattordici anni, ma per bellezza e franchezza di modi sembrava più grande della sua età.

Non appena restarono soli, il prete prese a lusingarla, a corteggiarla, e poichè lei lo scongiurava di lasciarla in pace, passò alle minacce: “Dirò al re che ti sei comportata da sgualdrina!”

Quando i genitori tornarono da Monte Sant’Angelo e s’informarono sul comportamento della figliola, il confessore rispose: “Vostra figlia è un’anima persa. Ha disonorato il palazzo”.

Il re e la regina, stravolti dalla pena, si rifiutarono di vedere Margherita e dopo una notte di tormenti chiamarono il figlio e gli ordinarono di prendere la sorella, portarla nel bosco e ucciderla.

“La verità è quella che vi ha detto il prete?” si permise di osservare il principino.

“Dev’essere la verità”, troncò netto il padre “sennò, che prete sarebbe?”

Il giovane, rassegnato, prese in consegna la ragazza, la condusse nel bosco e con le lacrime agli occhi le disse: “Mi dispiace, sorella mia, ma io debbo ucciderti”.

Margherita, rannicchiata contro un albero, si limitò a rispondere: “Tu non hai colpa, come io non ho colpa. Dio mi assisterà”. E si dispose così mansueta al sacrificio che il principino non ebbe cuore di eseguire l’ordine. Perciò aggiunse: “Costi quello che costi fingerò di ammazzarti. Dammi, ti prego, l’abito che porti”.

La ragazza si tolse la veste e gliela consegnò. Il principe si addentrò nel bosco, uccise una volpe e bagnò l’indumento nel sangue dell’animale, quindi tornò sui suoi passi: “Margherita, giurami che non rimetterai più piede in paese”.

“Giuro” rispose la sorella. Si abbracciarono e si separarono ognuno per la sua sorte.

Il re e la regina come videro la veste zuppa di sangue si ritennero appagati e fecero addobbare a lutto il palazzo per il cordoglio del popolo.

Margherita intanto vagava per la campagna in cerca di cibo e di legna per riscaldarsi. Al quarto giorno venne a trovarsi dinanzi a un palazzo dai tetti rossi che le sembrò deserto. Salì circospetta la scalinata, oltrepassò il vestibolo e scorse una tavola imbandita e a capotavola una poltrona vuota. Dopo che ebbe raggiunto il fondo della sala sentì uno strano rumore; Si trattava della casa dell’orco.

“Uh!” disse costui, avanzando sul tappeto. “Chi è che si aggira nelle mie stanze?”

La ragazza, atterrita, andò a nascondersi sotto quella poltrona e se ne stava immobile, quasi senza fiatare. Non appena l’orco si fu seduto, gli venne di fare una suono con la voce forte come un tuono e la meschina, immaginando chissà che, uscì allo scoperto e lo scongiurò di non ucciderla.

“Oh cielo benedetto!” esclamò l’orco che era di ottimo umore. “Vuoi vedere che con un mio versaccio ho generato una figlia?”

L’abbracciò, la baciò, pretese che sedesse sulle sue ginocchia e cominciò a cantarle la ninna nanna. Ma lei, col suo visetto malizioso, proruppe: “Prima che sonno ho fame, caro signore”.

“Parole sacrosante!” si rallegrò l’orco. “Non solo mi viene regalata una figlia, ma mi viene data cresciuta e di buon appetito”.

Le colmò il piatto di ogni bendidio e dopo che la vide sazia e insonnolita, la prese per mano e la guidò in una camera dalle pareti bianche e azzurre assicurandosi che le piacesse perché d’ora in poi lì avrebbe dormito.

Bisogna sapere che il palazzo dell’orco confinava con quello del re della Isca del Ponte e dietro il giardino del re della Isca del Ponte ruspavano più di cento galline. Quando esse scorsero l’insolita creatura affacciata alla finestra, invidiose cominciarono a canzonarla: “Nonno orco t’ingrasserà, ti carezzerà e con un boccone ti mangerà”.

Margherita tutta turbata non osava raccontare all’Orco ciò che aveva udito; ma quegli si accorse della sua tristezza e le chiese: “Che ti è successo che non ridi e non balli?”

La fanciulla, con la voce che le tremava, riferì la profezia delle galline: “Mi ingrasserai, mi carezzerai e mi mangerai in un boccone”. Al che l’orco, accigliandosi: “Ribatterai a quelle stupide bestiole che tuo nonno ti farà grande e bella e ti farà sposare il loro principe. E poi che con le loro penne riempiremo i guanciali e con le loro carni faremo banchetti”.

La serva del re della Isca del Ponte che era andata a spargere il becchime nel cortile si trovò a guardare in alto e vide quella ragazza luminosa come una stella mattutina che ascoltava sorridente il coro delle pettegole e rispondeva per le rime.

Dopo aver sentito tutto il discorso andò dal figlio del re e gli disse: “Al palazzo dell’Orco c’è una giovane che sembra la figlia del sole e dice che un giorno tu la sposerai”.

Il principe rispose: “Non posso crederci. Domani mattina verrò con te e vedremo”.

L’indomani, di buon’ora, si nascose dietro una colonna di granito e seguì il dialogo tra le galline e Margherita alla finestra.

Il principe, rapìto dalle soavi fattezze della fanciulla e dal suono della sua voce, disse alla serva: “Hai ragione, è proprio una rarità. E dove l’avrà trovata l’orco? Come che sia, ho deciso: la prendo per moglie”. Quindi si rivolse a Margherita: “Ehi, madonna, sono io il figlio del re. Guardami”.

La fanciulla si fece rossa e diventò ancor più splendente.

Come devo fare per conquistarti? E dimmi, ti piaccio? Tu mi vuoi?”, proseguì il figlio del re.

Quella rispose: “Mi piaci e io ti voglio, ma devi sapere che sono la nipote dell’orco”.

“Non preoccuparti per questo. Domenica verrò con mio padre e fisseremo la data del matrimonio”..

Margherita si ritirò in casa e all’ora del pranzo disse al nonno: “Il figlio del re di Isca del Ponte mi ha detto che domenica verrà a chiedermi in sposa. Sei contento tu?”

“Domenica, se a te piacerà, noi fisseremo il matrimonio a dispetto delle galline furiose"

Il giorno convenuto vennero il re, il principe e la regina e insieme combinarono la lista degli invitati per le prossime nozze.

Lo sposalizio fu celebrato nel duomo alla presenza di tutti i regnanti del circondano e tra quelle teste coronate c’erano anche gli ignari genitori di Margherita e il fratello che, unico, l’aveva riconosciuta.

Al momento del brindisi il connestabile propose che ciascuno narrasse una propria storia, a cominciare dalla sposa. E Margherita non si fece ripetere l’invito.

“Io sono la nipote dell’orco”, iniziò a dire “ma un tempo mio padre, mia madre e mio fratello dovettero andare a Monte Sant’Angelo per sciogliere un voto a San Michele e mi affidarono alle cure del confessore del palazzo. Allorché restammo soli, il prete prese a insidiarmi e io per difendermi fui costretta a chiudermi in una stanza e lì restare fino al ritorno dei miei. Quando essi arrivarono e chiesero al confessore come mi ero comportata, questi disse che ero un’anima persa e rappresentavo il disonore del palazzo. I miei genitori si lasciarono ingannare dall’uomo di chiesa e senza neppure interpellarmi ordinarono a mio fratello di uccidermi, ma il principe ebbe pietà del mio destino e preferì tradire un ordine piuttosto che commettere un delitto. Inzuppò il mio vestito nel sangue di una volpe e lo portò come prova dell’esecuzione al palazzo. Dopo aver patito per cinque giorni fame e freddo, camminando per la campagna scoprii la casa dell’orco e questi mi accolse con tale affetto da farmi dimenticare la malvagità di chi mi aveVa dato la vita e aveva desiderato di togliermela”.

La madre e il padre, stravolti a quel racconto, balzarono dalle loro sedie e si gettarono ai piedi della figlia chiedendole perdono.

Il fratello, intanto, era andato a raggiungere il prete e lo costringeva a confessare. In mezzo alla piazza, dinanzi al popolo, quegli ammise: “Tutto vero ciò che dice Margherita. Tutto vero. Sono stato trasportato da un’ignobile passione”.

La folla, per nulla soddisfatta del meaculpa del prete lo spinse contro il muro, appiccò fuoco alla tonaca e lo sciagurato, ardendo come una frasca, entrò in agonia.

Il re e la regina di Isca del Ponte, non appena appresero che Margherita era figlia di regnanti, furono contenti giacché si raddoppiavano le ricchezze del reame e per devozione distribuirono il pane ai poveri. Quindi mostrarono la loro gratitudine a colui che aveva allevato l’onesta fanciulla e per la prima volta da che mondo e mondo fu visto un orco asciugarsi le lacrime di nascosto.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.