Territorio
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Ferrandina - Il Castello di Tremiti di Sopra
Ferrandina A sud di Matera, tra Ferrandina e Pisticci, c’era un Re che aveva tre figli. Volevano prendere moglie tutti e tre, ma lui non sapeva dove andare a trovare tre fidanzate degne dei suoi ragazzi. Un bel giorno li chiamò e disse: “Ecco queste tre palle d’oro: andate in cima al monte e fatele rotolare a valle. Dove queste tre palle si fermeranno, là sceglierete la donna che dovrete sposare”.
I figli del Re salirono sul monte e, come il padre aveva comandato, ognuno buttò giù la sua palla. Ecco allora che la palla del più grande entrò dentro la bottega di una fornaia. Quella del mezzano entrò dentro la bottega di una macellaia. Quella del più piccolo, che si chiamava Augusto, finì dentro un fosso.
I fratelli più grandi scesero subito nei luoghi dove erano andate le palle e dissero alle ragazze che c’erano che le avrebbero sposate. Fatto questo, cominciarono a prendere in giro il fratello più piccolo dicendogli di andarsi a cercare moglie dentro al fosso. Augusto fece proprio così. Andò al fosso e cominciò a pensare: “Chi chiamo, se qua non c e nessuno? Adesso chiamo una ranocchia e buona notte!”. Infatti cominciò a chiamare: “Rana, rana!”. Dal fondo del fosso si sentì rispondere: “Chi è che mi chiama?” “Augusto che poco t’ama”. “M’amerai quando bella mi vedrai”. “Che vuoi da me?”, gli domandò la ranocchia. E lui raccontò che il padre, dovendo ammogliare i tre figli, aveva dato loro tre palle.., e la sua era andata a finire dentro quel fosso. “Dunque”, concluse, “sono venuto a dirti che sei la mia sposa!”
“Va bene, quando arriverà il momento verrai a prendermi”. Detto fatto, Augusto tornò a casa dal padre. Il padre quando seppe che tutti e tre avevano trovato moglie, disse: “Benissimo! Adesso vedremo quale delle tre sarà la Regina!” E mise tutte e tre alla prova consegnando ai figli una bracciata di lino e ordinò di portarlo alle loro donne, perché colei che sarebbe riuscita a ricavarne il filo più sottile sarebbe divenuta Regina. Ognuno si prese la sua parte di lino: i più grandi lo portarono alle loro ragazze e si raccomandarono di fare il filo più sottile possibile; il più piccolo andò al fosso e chiamò. “Rana, rana!” “Chi è che mi chiama?” “Augusto che poco t’ama”. “M’amerai quando bella mi vedrai”. “Che vuoi da me?”, gli domandò la ranocchia. E lui: “Ho portato del lino da filare! Lo lascio qui. Tu cerca di fare il filo più sottile possibile, perché mio padre ha detto che quella che lo farà meglio sarà la nuova Regina”.
La ranocchia prese con sé il lino, ed Augusto tutto malinconico se ne andò a casa. Otto giorni dopo il padre convocò i figli e ordinò di andare a ritirare il filo dalle loro donne. Augusto va al fosso e chiama: “Rana, rana!” “Chi è che mi chiama?” “Augusto che poco t’ama”. “M’amerai quando bella mi vedrai”. “Che vuoi da me?”, gli domandò la ranocchia. E lui: “Hai finito di filare il lino?”. Lei: “Sì, cala un canestro, che te lo mando su!” Augusto lasciò andare giù il canestro, prese il filo e tornò dal padre. Il padre si mette là a osservare tutti e tre i gomitoli di filo, poi dice: “Quello della fornaia è bello, quello della macellaia è meglio, ma quello della ranocchia è il più bello di tutti. Dunque la ranocchia sarà la Regina”. I fratelli non ci volevano credere: “Ma papà! Che dite! Come è possibile che una ranocchia sia la Regina?”. Allora il padre disse: “Non facciamo troppe chiacchiere! Ecco qua, riprendetevi ognuno il vostro gomitolo di filo, riportatelo alle vostre ragazze, fateglielo tessere... e quella che farà la tela più bella sarà la Regina”. E così fu fatto. Augusto, come al solito, si recò al fosso, dove chiamò: “Rana, rana!”. “Chi è che mi chiama?”.
“Enrichetto che poco t’ama”. “M’amerai quando bella mi vedrai”.
Mandò giù il filo dicendole di farci una tela: otto giorni dopo sarebbe passato a prenderla. Passarono otto giorni, e tutti e tre i figli del Re andarono a ritirare le tele e le consegnarono al padre. Il padre si mette lì a osservare le tele e dice: “Ah certo... la tela della fornaia è bella, quella della macellaia è meglio, ma quella della ranocchia è la migliore di tutte. Dunque la ranocchia sarà la Regina”. Ma i fratelli di Augusto non potevano rassegnarsi: “Ma papà! Che fate? Le ragazze nostre sono tanto belle... e voi per Regina scegliete una ranocchia?”.
I fratelli più grandi andarono a prendere le loro spose a cuor leggero perché erano due belle ragazzone. Invece il povero Augusto, si disperava. Salì sulla carrozza e andò giù al fosso. Dice: “Rana, rana!”. “Chi è che mi chiama?”. “Augusto che poco t’ama”. “M’amerai quando bella mi vedrai”. Lui le disse: “Sbrigati, sali in carrozza! Dobbiamo andare a sposarci”. E la ranocchia disse: “Eccomi qua!”. E con un salto fu subito in carrozza. I servitori, quando la videro, ridevano tutti sotto i baffi! Intanto Augusto, piegato dentro la carrozza, piangeva.
Quando la ranocchia arrivò alle camere, non volle nessuna cameriera che l’aiutasse a vestirsi, tranne il suo Augusto. “Bene, la ranocchia sono io!”, esclamò lei.
“Come? Voi! Questa non me la bevo davvero!”
Allora quella:
“Sì, sono proprio io! Ero vittima di una fattura. Dovevo restare ranocchia fintanto che non avessi trovato un giovane che mi avesse sposato prima di sapere che ero bella”.
Augusto, contento come un matto, la prese sotto braccio, la portò nella sala dove c’erano le altre spose e disse: “Signori miei, vi presento la sposa.
FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.
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