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Anzi - La Storia
Anzi Nel sito dell’antica Anxia è stata trovata una necropoli dell’età del ferro, i cui reperti sono nel Museo Archeologico Provinciale di Potenza. Nota successivamente per la scuola di ceramica, raggiunse il massimo sviluppo verso la fine del V secolo. Secondo il Racioppi, l’etimo deriva da ansala; secondo altri dalla parola osca ain, alto. Fu, infatti, abitata dagli Osci e sorse su uno sperone roccioso. Nell’Ottocento fu aperto nel Palazzo Fittipaldi un Museo Archeologico con vari reparti, in cui si conservavano una raccolta d’elefanti, vasi osci, greci e romani, una collezione di bronzi, terrecotte, cristalli, monete e medaglie provenienti da scavi del territorio anzese. Importante incrocio viario, dalla costa tirrenica alla ionica, fu in epoca romana una “statio” lungo la Via Erculea che collegava Potenza con Venosa e Grumentum. Dalla caduta dell’impero romano conobbe una grave crisi. Nel 408 i Goti la fortificarono e nel 505 i Longobardi la occuparono e, come tutta la Basilicata, fece parte dello Stato di Benevento. Fu centro importante nel periodo normanno e Federico II pose attenzioni particolari al Castello, di cui rimangono ruderi. Dopo la guerra tra Carlo d’Angiò e Corradino di Svevia, Anzi (parteggiò per quest’ultimo sconfitto) fu assegnata dall’angioino a Pietro de Ugot. In seguito appartenne ai vari signori feudali. Nel 1574 fu data ad Ottavio Carafa e poi agli eredi che la tennero fino al 1806. Per capire la fierezza e il coraggio dei cittadini di Anzi, basta ricordare l’episodio che ancora oggi la gente ama raccontare: nel 1793 il marchese Mario Carafa con vari sotterfugi si appropriò dei terreni demaniali e poi tentò di impadronirsi anche del bosco. Scoppiò una rivolta guidata da Gianvincenzo Pomarici, il quale fu preso e ucciso. Ciò fece infuriare ancora di più il popolo e il marchese, per salvare la sua vita e quella dei soldati, dovette restituire molti terreni usurpati. Da ricordare anche la distruzione di Anzi avvenuta il 19 luglio 1807: i briganti, guidati dall’anzese Paolicchio Scattone, torturarono e bruciarono semivivo il sindaco Brancati. Incendiarono pure molti palazzi signorili, gli archivi comunali ed ecclesiastici. Si ritiene che Anzi abbia abbracciato la fede cristiana il secondo secolo della Chiesa, fra le prime comunità lucane, aggregata alla Chiesa Acheruntina. In Anzi vi erano 26 chiese. Alcuni di questi edifici sacri appartengono al Comune o a famiglie gentilizie.
FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.
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