Territorio
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Avigliano - La Storia
Avigliano Secondo una leggenda, i primi abitanti furono i Sanniti. Il nome Avigliano appare per la prima volta nel 1127. Dallo studio, però, di vocaboli dialettali (oltre i termini osco-lucani e latini), si deduce che Avigliano subì l’influenza dei Greci, dei Goti, dei Longobardi, dei Bizantini e degli Arabi. Il nome Avigliano deriva o da Avillius della gens Avilia o da avellano, albero di nocelle che si ritrova nello stemma del Comune. L’ubicazione del primitivo nucleo pare sia stata in località S. Pietro, ove sono state trovate lapidi funerarie, resti di fabbricati, cocci, pietre lavorate. Si pensa che, intorno al primo nucleo, dopo il trasferimento nell’attuale sito dell’abitato, si sia sviluppato un piccolo Casale che andò crescendo quando fu costruito il vecchio castello fra due porte: la principale dove oggi è l’Arco della piazza e l’altra che non esiste più, ma che doveva trovarsi dove oggi è Via Libertà. Nei secoli XI e XII Avigliano fu dominata dai Normanni ed ebbe un lungo periodo di benessere e di pace. Sorse, quindi, il Borgo dell’Annunziata con l’antica chiesa (che, ingrandita e modificata, è diventata l’attuale Chiesa Madre) e un edificio adibito ad ospedale e poi a sede della Congregazione dei Domenicani. La tradizione vuole che in quest’edificio, nel 1059, abbia alloggiato il normanno Roberto il Guiscardo. Con l’avvento degli Svevi nel XIII secolo, Federico II fece edificare il Castello di Lagopesole, dove trascorreva lunghi periodi della sua permanenza in Basilicata. Nel XIV, XV e XVI secolo si succedettero gli Angioini, gli Aragonesi e gli Spagnoli. Avigliano fu, quindi, legata allo stato di Melfi e dominata dai Caracciolo fino al 1610, quando il barone G. A. Caracciolo vendette la “terra” d’Avigliano al dott. Ferrante Rovito che la rivendette al principe di Melfi D. A. Doria. Il possesso dei Doria durerà ininterrottamente per oltre tre secoli. La popolazione aviglianese partecipò alle vicende della Repubblica Partenopea nel 1799 e del primo Ottocento per un assetto nazionale di unità e indipendenza. Nel periodo postunitario si sviluppò ad Avigliano il brigantaggio lucano di cui furono capi indiscussi Crocco di Rionero e Ninco Nanco di Avigliano. Le condizioni socio-economiche peggiorarono ulteriormente, per cui ci fu una forte emigrazione, ma ovunque gli aviglianesi si distinsero per operosità, tenacia e amore per la giustizia. L’abolizione della feudalità non portò grandi benefici, in quanto i baroni restarono ancora i proprietari terrieri ed Avigliano dovette aspettare al 1953 la legge di Riforma Agraria, che costrinse il principe Doria a cedere i suoi terreni ai coloni ed il bosco e il castello allo Stato.
FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.
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