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Balvano - La Storia

Logo Basilicata Vacanze Balvano Il toponimo potrebbe derivare da baula, baluardo, fortezza. Lo stemma del comune, infatti, raffigura un castello con bastioni e torri tra rocce. Balvano è nella bassa valle del Platano. Pare che la sua origine sia anteriore all’epoca romana, poiché in alcuni saggi di M. Lacava si parla di ‘scoperta’ di mura pelasgiche e di ‘ritrovamento’ di una colonna col suo basamento, che dimostra l’esistenza di un Fano o altro antico tempio di modeste dimensioni. I recenti rinvenimenti in località Braida, ed altro materiale trovato sul territorio possono essere datati dall’VIII al VI secolo a.C., mentre abbondanti massi quadrati della cinta difensiva appartengono al VI-V secolo a.C. È documentato che la famiglia di feudatari normanni dei Balvano detenne il possesso della valle di Vitalba nel sec. XII e nella prima metà del sec. XIII. Il feudo fu poi possesso di Matteo de Chevreuse, degli Alemania conti di Buccino, dei Caracciolo. Nel 1649 fu venduto al duca di Sicignano, Giovanni Domenico Giovine (ammazzato dal popolo in una sommossa popolare); poi fu comprato dal marchese Parisi e nel 1757 passò al duca Vespignano Giovine. Durante la dominazione francese accaddero vari episodi di brigantaggio dovuti all’ignoranza ed alla povertà. Famosi furono i briganti Gerardo Luongo e Donato Marando di Balvano che furono condannati a morte. Quando Francesco II fu costretto ad abbandonare il Regno di Napoli, le bande dei briganti di Crocco, Ninco Nanco, Caruso, col pretesto di rimettere sul trono lo sventurato dinasta, non fecero altro che rivendicare angherie secolari e torti subiti, devastando la Basilicata. Con l’Unità d’Italia, le condizioni socio-economiche non migliorarono. Dopo la ricostruzione, in seguito all’ultimo terremoto (1980), cominciò la straordinaria avventura che scosse i Balvanesi i quali, compiacendosi nei benefici del progresso, iniziarono a vivere una vita diversa da quella sperimentata per secoli, ricca solo di privazioni, di tradizioni e di dipendenza dagli altri.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.