Territorio
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Barile - La Storia
Barile Non si conosce l’origine della parola Barile. Il toponimo deriverebbe dai barili di legno,
contenitori usati per conservare il famosissimo vino, coltivato sul territorio. Lo
stemma del Comune, infatti sin dal Seicento,
simboleggia: un barile fra due alberi d’abete e un grappolo
d’uva. Ancora oggi in periferia esistono molte
piccole cantine artigianali ove si produce il pregiatissimo
vino.
Il casale di Barile esisteva al tempo di Roberto d’Angiò,
all’inizio del XIV secolo, com’è testimoniato da un documento
del 1332 che parla dei due casali di Barile e di Rionero in Vulture. Il vescovo di Rapolla volle farlo popolare da gente estera del Regno… con il privilegio della
esenzione dei pesi fiscali per un decennio… Il casale crebbe dal XIV al XVII secolo per la venuta
di ben quattro colonie di greci-albanesi, che portarono con loro non solo le masserizie, ma
anche i sacerdoti e il culto dei loro santi, costruendo chiese dove si sistemavano. La prima colonia
greco-albanese, detta degli Schipetari, arrivò a Barile probabilmente nel 1477 e fu soprannominata
dalle popolazioni indigene colonia di Clefiti o ladri. Si pensa che in quest’epoca
costruirono la chiesa di S. Nicola, grande vescovo della chiesa orientale nella zona detta
appunto degli Scuteriani, sotto il palazzo del principe Torella. Intanto i frequenti terremoti con
le relative distruzioni costrinsero gli abitanti a spostare la chiesa sul luogo dove è attualmente.
L’antico sito fu venduto al principe Torella che ne fece giardino di cui rimangono ancora tracce.
La seconda colonia arrivò circa il 1534 e fu chiamata dei Coronei perché provenienti da
Corone, città abbandonata per una terribile pestilenza. A Barile i profughi occuparono la stessa
collina scelta dagli Schipetari. Probabilmente questa seconda colonia costruì sul suolo da loro
occupato la chiesa di S. Maria delle Grazie. La terza colonia formata da trenta famiglie dei
Coronei, proveniente da Melfi, si stanziò a Barile nel 1597 a seguito dei frequenti litigi e discordie
con la popolazione melfese.
La zona prese il nome di
Chiucchiari (dal nome del loro
Capitan Chiucchiera) ed è ancora
così chiamata.
La quarta ed ultima colonia arrivò
forse nel 1675 e fu detta dei
Mainotti perché provenienti da
Laconia e da Maina, l’antica
Leuctra. Furono chiamati anche
Camiciotti, dalla blusa o camicia
nera che indossavano. Pare
che in quest’epoca furono costruite
la chiesa di Sant’Antonio e S. Rocco, rovinate dai vari terremoti e sempre ricostruite.
Dal 1861 il paese fu devastato orribilmente
dalle bande dei briganti guidate
da Crocco, Caruso e Borjes, finché queste
furono disperse dai soldati del generale
Pallavicini nella primavera del
1866.
FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.
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