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Melfi - Il Castello di Cisterna

Logo Basilicata Vacanze Melfi Nei pressi della Torre di Cisterna un contadino aveva una figlia bellissima e sempre allegra che si chiamava Giovanna ed era così spiritosa da rendere tutti lieti con la sua compagnia. Perciò veniva invitata alle veglie, dove raccontava storie curiose e inventava scherzi divertenti. Con la sua presenza e col suo aspetto diffondeva dovunque gioia e allegria.

Il padre era contento, ma stava anche in pensiero per il carattere troppo espansivo di quella sua sempre ridente figlia. Nella città vicina, invece, la figlia del Re, pur essendo bella, si mostrava sempre triste e scontenta. Nessuno aveva veduto fiorire neanche il più tenue sorriso sulle sue labbra, dalle quali non uscivano quasi mai parole di gioia.
Sospirava, alzando al cielo gli occhi velati di pianto. Invano il Re, suo padre, aveva chiamato a corte i più bravi buffoni, con la speranza che i loro scherzi la rallegrassero. La Principessa, davanti alle loro smorfie, diventava anche più triste.

Quando gli parlarono della bella ed allegra Giovanna, il Re pensò ch’ella forse poteva comunicare a sua figlia un pò di felicità. Mandò a chiamare il contadino, che sulle prime si spaventò. Temeva d’aver commesso qualche colpa e che il Re Io volesse punire; ma non trovando nulla da rimproverarsi, credette che la sua Giovanna avesse detto qualcosa d’offensivo nei suoi racconti. Era così sfacciata! Ma Giovanna si mostrò sicura di sé. “Non aver tanto timore”, disse al padre, “e se si tratta di me, fammi chiamare, e saprò come far ridere anche il Re”. Il contadino indossò l’abito migliore, si fece la barba, si pettinò e rigirando il cappello nelle mani si presentò alla Reggia. Venne accolto con rispetto, ma ciò non gli diminuì il timore, anche quando il Re gli rivolse affabilmente la parola: “È vero che hai una bellissima figlia? Dicono che sia veramente bella”.

“E intelligente...”, aggiunse il contadino. “E spiritosa...” continuò il Re. “Anche troppo” ammise il contadino, che si sentiva vicino qualche rimprovero. Pèrciò cercò di scusarla: “E allegra e scherza sempre e fa ridere tutto il vicinato”. “Proprio quello che voglio io” disse il Re. “Mandala corte, perché voglio che sia la damigella della Principessa”.

Al contadino sembrava di sognare e, quando fu in vista della sua casa, gridò alla figlia, che lo attendeva alla finestra: “Pulisciti bene e indossa il vestito delle feste. Il Re ti vuole le a corte per fare compagnia alla Principessa”. Giovanna accolse la notizia con un grido di gioia, e fece per avviarsi verso il castello di Cisterna.

Giunta alla Reggia, disse: “Avvertite il Re che ci sono io”. Dinanzi alla Principessa poi fece un inchino tanto buffo da farla sorridere. E poi la fece ridere, raccontandole quanta paura aveva avuto suo padre dinanzi al Re. Anche la Principessa si divertì ad ascoltarla. In pochi giorni divenne allegra, s’affezionò alla Giovanna e volle che fosse vestita come se fosse stata sua sorella.

Il contadino, a vedere la propria figliuola così elegantemente agghindata, ci godeva.

Passarono alcuni mesi e Giovanna temette che, chiusa nella Reggia, tanto lei quanto la Principessa potessero annoiarsi. Perciò propose alla Principessa di viaggiare, per vedere nuovi paesi, nuovi popoli, nuovi costumi. La Principessa ne parlò al Re, che proibì loro d’allontanarsi dalla Reggia. Due fanciulle sole, per il mondo! Sarebbe Stato uno scandalo.

Il Re restò sconcertato. Ma alla fine trovò che l’idea di Giovanna non era sbagliata. A chi sarebbe venuta la tentazione di ‘dar noia a venti fanciulle tutte uguali?’

Attraversarono campagne bellissime; visitarono chiese e castelli storici, girarono per molte città, seguite da sguardi sorpresi e curiosi.

Seguendo la gioia di Giovanna, tutti gli abitanti di Cisterna, alla fine, abbandonarono per sempre il castello.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.