Territorio
Rionero in Vulture
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Rionero in Vulture - Il Castello di Torre degli Embrici
Rionero in Vulture Quando nacque l’erede al castello di Torre degli Embrici, presso Rivonigro, il Re ordinò di chiamare una fata dei boschi perché predicesse il futuro del neonato. Dopo aver osservato il piccolo, la fata non si decideva a pronunciare parola.
“Darei qualsiasi cosa
per compiacervi, maestà. Purtroppo gli
astri sono confusi. Non posso dirvi
nulla... Sembrerebbe che il Principe
debba correre un grande pericolo quando
compirà i diciotto anni ma non è
sicuro... Forse sarà ucciso da un
cervo”.
“Sei sicura di quello che dici?”
“No, maestà. È tutto molto confuso”.
Dopo aver detto questo, la fata si ritirò, lasciando il Re solo con il figlio.
Passarono gli anni e il piccolo crebbe sano e robusto. Come il padre dimostrava una grande passione per la caccia.
Un giorno, al suo diciottesimo compleanno, il principino volle andare a caccia da solo; il padre lo avvertì del destino predettogli dalla maga. “Ammazzarmi? Non temere, non potrebbe mai accadere”–disse al padre.
Quella notte, durante il sonno, il Principe ebbe l’incubo; sognò che un enorme cervo, con corna lunghe e affilate, si precipitava su di lui senza dargli il tempo di difendersi.
Si svegliò in un bagno di sudore. Le parole di suo padre l’avevano preoccupato più di quanto non volesse ammettere. Il sogno si ripeté quasi ogni notte, finché, un giorno, il Principe decise di porre fine alla cosa. Senza avvertire nessuno, prese l’arco e le frecce e si avventurò nella foresta. Camminò a lungo, attento a quello che lo circondava. C’era un silenzio innaturale, non si udiva cantare nemmeno un uccellino. “Questa zona sembra maledetta” –disse il giovane.
Arrivò presso un lago gelato. Saggiò la consistenza del ghiaccio e con delle scarpe pesanti si apprestò a raggiungere l’altra riva. Non aveva percorso che un centinaio di metri quando, alla sua sinistra apparve un enorme cervo simile a quello del sogno.
“È mio!”, esclamò il giovane, incoccando una freccia nell’arco. Ma l’animale fuggì correndo e il Principe si lanciò all’inseguimento La caccia durò più di un’ora. Alla fine il cervo scomparve nella macchia. Intanto il Principe si ritrovò a pensare: “Perchè provocare il destino! Non sarebbe meglio ritornare a palazzo e chiedere aiuto?” Poi, deciso, esclamò: “No. È un problema che devo risolvere da solo”.
Tornò sui suoi passi e seguì le orme del cervo. Si avvicinò con cautela alla macchia dove si nascondeva e...”Benvenuto, Principe. Ti stavo aspettando”. Di fronte a lui si ergeva un uomo e robusto. Non aveva altre armi che un piccolo pugnale legato alla tunica. Aveva un portamento alto e abiti preziosi. “Stavo inseguendo un cervo e…”
“Non lo catturerai. L’ho visto trasformarsi in allodola e fuggire. Gli ho detto che volevi ucciderlo”.
“Ti ha parlato?”
“Certo! Sai chi sono io?”
“No, spero che tu me lo dica”.
“Sono il Re di tutti i territori e sono felice che tu sia qui, perché ho tre figlie da maritare. Vuoi conoscerle?” Il Principe acconsentì.
“Devo avvisarti che correrai gravi pericoli. Dovrai vegliare, un’intera notte il sonno di mia figlia maggiore. Io, ogni ora, passerò a chiamarti. Se ti troverò addormentato, sarai giustiziato. La stessa prova dovrai superarla con le altre due figlie. Se sopravviverai, sceglierai quella che preferisci.
“E se dopo aver superato la prova, non volessi sposarmi con nessuna?”
“Sarai libero di andartene. Se deciderai di sposarti dovrai superare altre tre prove, prima delle nozze. “Daccordo, andiamo”.
Si diressero verso un enorme palazzo dove il Re presentò al Principe le tre figlie. Erano davvero molto belle. Dopo cena si diede inizio alla prima prova, Il Principe andò nella stanza della maggiore, dove campeggiava un’immagine sacra. “Mia madre non vuole che noi ci maritiamo”, disse la Principessa, “perciò ha messo del sonnifero nei tuoi cibi. Non potrai resistere al sonno”.
“Mi si stanno già chiudendo le palpebre. Debbo fuggire! Il castello é circondato da guardie”, disse il poveretto. “Io pregherò per te, vedrai che andrà tutto bene. Ora riposa”.
Infatti, il Principe riuscì a non addormentarsi e il Re dovette ammettere la prima vittoria.
“Hai superato la prima prova. Te ne mancano ancora due, non dimenticarlo!”
La seconda Principessa era bella quanto la prima e anche nella sua stanza c’era un’immagine sacra. “Pregherò per te e avrai salva la vita”, disse la giovane. Il principe era molto più stanco della sera precedente. Fece sforzi incredibili per non dormire e, aiutato dalle preghiere, ci riuscì. La notte seguente, il Principe raggiunse la terza Principessa. “Dopo i suoi insuccessi”, –disse la più giovane— la mamma ha rincarato la dose di narcotico”.
“Pregherai per me?”
“Sì, e ti parlerò tutta la notte. Voglio sapere molte cose di te”. Infatti, il Principe non sentì la necessità di dormire e passò il tempo conversando amabilmente.
“Mia madre non sopporta i nostri pretendenti. Nessuno le sembra degno di noi. Nostro padre è un grande mago e vuole un erede. Così, poiché il regno confina con il nostro, ha deciso di unire le nostre terre. “E perché hanno messo il narcotico nei cibi?”
“Vogliono un uomo particolarmente forte”.
“Tuo padre può trasformarsi in cervo?”
“Certo, e per attirarti qui ha chiesto ad una fata amica di predire il futuro nel modo che sai.
“Sei la più bella e dolce fanciulla che io conosca Vuoi sposarmi?”
“Con tutto il cuore”.
I due giovani passarono le ore a fare progetti per il futuro. Il mattino seguente, il Re disse: “Mia figlia minore ha dichiarato che vuoi sposarti con lei. Ora devi dimostrarti degno di lei e superare le tre prove.
“Che debbo fare?”
“Dietro al palazzo c’è un fitto bosco, pericoloso per tutti. Voglio che tu lo abbatta in un solo giorno. Avrai a tua disposizione degli attrezzi di cristallo”. “Dovrò morire se non ci riesco?” “No, dovrai tornare al tuo regno da solo”. Deciso a provare, il Principe iniziò la prova, naturalmente, gli attrezzi di cristallo si ruppero immediatamente. Stava già dirigendosi dal Re, per ammettere la sua sconfitta, quando giunse la giovane Principessa. “Non disperare. Ti ho portato qualcosa da mangiare. Il Principe accettò e dopo un boccone cadde addormentato. Subito la Principessa estrasse un fazzoletto e facendo tre nodi disse: “Lavoratori, a me! Ho bisogno di voi”. Immediatamente, dagli alberi, sbucarono mille nanetti provvisti d’asce ed in pochissimo abbatterono tutti gli alberi del bosco.
Il Principe si risvegliò e guardò ammirato.
“Come hai fatto?”, domandò alla Principessa.
“Ho ereditato i poteri magici da mio padre. Non dire a nessuno che ti ho aiutato”.
Il giovane si presentò al Re. “Il bosco é stato tagliato, signore”. Il Re guardò e dichiarò: “Sei un giovane straordinario. Ma non posso ancora concederti la mano di mia figlia. Devi superare altre due prove. Hai visto lo stagno di fronte al palazzo? Devi ripulirlo del fango che copre il fondale. Poi, lo riempirai con dei pesci. Prendi questa pala di cristallo per compiere il lavoro”. Il giovane, rattristato, si diresse allo stagno. Era certo di non riuscire nell’impresa.
Dopo pochi minuti, la fragile pala si ruppe. “Che posso fare?”, si domandò. “Non preoccuparti, Principe –lo incoraggiò una dolce voce,– Ti portato uno spuntino. Mangia e riposati. I miei amici ti aiuteranno”.
Il Principe si addormentò e la giovane chiamò i nani; i piccoli amici della Principessa fecero il lavoro in un batter d’occhio. Quando il Principe si risvegliò, l’acqua dello stagno era limpida e si potevano vedere molti pesci nuotare allegramente. “Ho compiuto la seconda prova” disse orgoglioso il giovane.
“Bene. Ti manca un’ultima prova; devi spianare una montagna qui vicino e costruire un palazzo, completo di tutto, pronto per essere abitato. Hai un giorno di tempo”.
Come le altre volte, l’opera dei piccoli uomini fu precisa e veloce. In, di un giorno fu costruito un palazzo meraviglioso. Tutta la corte si trasferì nel nuovo castello e nessuno poté nascondere gioia e allegria. Fu dato un grandioso banchetto e finalmente il Re dette al Principe la sua sposa.
FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.
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