Territorio
Rionero in Vulture
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Rionero in Vulture - La Storia
Rionero in Vulture Secondo alcuni il toponimo deriva dal nero ruscello, che attraversa il paese dividendolo in due parti. La sua storia è antica se si considerano i reperti recentemente rinvenuti: tombe (risalenti al IV secolo a.C.) in località San Francesco, Cappella del Priore e Padulo, una villa romana in contrada Torre degli Embrici e i resti di un acquedotto romano sulla fiumara di Ripacandida, nei pressi dell’abitato. Il casale di Santa Maria de Rivonigro appare per la prima volta nel 1152, nella bolla di Papa Eugenio III che conferma al vescovo Ruggero alcuni possedimenti. Un’altra citazione è del 1277 in una carta angioina che parla di una Universitas Rivinigri. Il casale medioevale si spopolò nel 1316 poiché la popolazione, a causa degli esosi gravami fiscali sui pascoli imposti dai feudatari vescovi di Rapolla, si spostò nel vicino feudo di Atella che godeva d’immunità e d’esenzioni fiscali. Si ripopolò nel 1533 per l’insediamento di colonie di profughi albanesi, i quali cambiarono la denominazione del casale in Arenigro. Essi introdussero il rito greco ortodosso, che fu sostituito con quello latino nel 1627 dal vescovo di Melfi Diodato Scaglia. Rionero è nota per il famoso incontro del 1° aprile 1502 tra Ludovico d’Armagnac, in rappresentanza del re di Francia Luigi XII e Consalvo Fernandez de Cordova, il delegato del re di Spagna Ferdinando il Cattolico per la spartizione del regno di Napoli. Una lapide, fatta apporre da Giustino Fortunato sulla facciata della chiesa di Sant’Antonio, ricorda tale avvenimento. Gravemente danneggiata dal terremoto del 1694, fu riedificata dalla famiglia Caracciolo di Torella. Nel 1799, Rionero partecipò attivamente ai moti repubblicani. Nel Settecento assunse un assetto urbano nuovo per il forte incremento della popolazione, ma solo il 4 maggio del 1811 diventò Comune autonomo, per decreto di Gioacchino Murat. Nel 1860 fu il centro del brigantaggio, perché nel bosco di Monticchio si organizzarono e si rifugiarono le bande dei briganti comandate dal generale Carmine Donatelli Crocco, di Rionero. Nel 1943 ci fu una feroce rappresaglia nazi-fascista per cui sedici rioneresi furono trucidati dai tedeschi. In Largo S. Antonio una stele ricorda il luogo dell’eccidio.
FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.
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