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La Storia della Basilicata / Età del Bronzo

L' età del Bronzo viene suddivisa, soprattutto in base alla tipologia degli oggetti metallici, in quattro fasi denominate: Antica, Media, Tarda e Finale. Le prime tre presentano un certo grado di continuità mentre una vera e propria cesura si riscontra attorno al XII secolo a.C., momento in cui si fa iniziare l'Età del Bronzo Finale. In un momento successivo al 1700 a.C. ha inizio la formazione della cosiddetta “cultura appenninica”, diffusa lungo la dorsale appenninica della penisola. Fin dal periodo iniziale cominciano ad affermarsi i tratti fondamentali di questa civiltà appenninica, basata su un’economia mista agricolo-pastorale. Con la lenta evoluzione delle forme economiche delle comunità dell’età del bronzo si creano le condizioni favorevoli a insediamenti stabili, in genere posti su alture naturalmente difese e a controllo del territorio e degli itinerari. Rimane il sistema delle palafitte, che vengono costruite anche all'asciutto. Il villaggio è circondato da un argine e da una fossa, con due strade principali, che si incrociano nel centro. Lo spazio rivolto ad oriente è lasciato libero, per consentire le adunate e le cerimonie religiose. Gli abitanti di questi villaggi erano guerrieri e agricoltori, conoscevano l'allevamento e la filatura. Essi non seppellivano i loro morti ma li bruciavano, conservandone le ceneri nelle urne. Distinta da queste, è la civiltà di Sardegna: coi suoi edifici, i nuraghi; la civiltà delle Puglie con le tipiche grandi tombe di pietra, dette dolmen. Dal XVI all’XI sec. a.C. le importazioni di oggetti micenei documentano l’avvio delle relazioni tra comunità della Grecia e genti stanziate in Italia; i contatti con un modello culturale più complesso, quale quello dei centri micenei, innescano processi acculturativi e di trasformazione delle comunità del Bronzo della penisola italiana, con l’emergere di articolazioni sociali sempre più complesse che portano alla definizione di élites dominanti. Il Bronzo medio (1500-1300 sec. a.C.) corrisponde al periodo di massima uniformità culturale della penisola, con insediamenti stabili collocati in luoghi naturalmente difesi o con opere di fortificazione. L’occupazione territoriale, evidenziando una distribuzione omogenea degli abitati, ubicati su alture comprese tra corsi d’acqua, sembra essere funzionale al pieno controllo di interi comparti di territorio. Oltre ad una motivazione di carattere difensivo, la scelta dei luoghi per lo sviluppo degli abitati in questo periodo appare condizionata anche dall’esigenza di accedere facilmente alle diverse risorse ambientali; a tale proposito, alcuni studiosi hanno proposto l’esistenza di una correlazione tra stabilizzazione degli insediamenti e sviluppo di colture agricole ad alto grado di specializzazione, in cui risulta coinvolta numerosa forza-lavoro. Non è forse un caso che, a partire dalla media età del bronzo, alcune testimonianze ci forniscono prove tangibili della pratica piuttosto intensa della coltura dell’olivo. L' economia durante tutto questo periodo era, infatti, prevalentemente agricola (l' uso dell' aratro è attestato già a partire dal Bronzo Antico). Grande importanza continuò ad avere l' allevamento di animali domestici (bovini, suini, ovini) e grande sviluppo ebbero le attività di filatura e tessitura attestate dal ritrovamento di numerose fusaiole e pesi da telaio, molti dei quali conservati nel museo di Metaponto. È documentato anche lo sviluppo della lavorazione del legno (vasi, utensili vari, imbarcazioni), dell'osso e del corno dai quali vennero ricavati oggetti d'ornamento e strumenti da lavoro. Per quanto riguarda le produzioni vascolari, si diffonde un tipo di ceramica ad impasto fine nero decorata da linee incise e campite da fitto punteggio, con motivi a spirali, a volute, a onde o a meandro; alcune forme tipiche, quali le ciotole carenate munite di manici ad apici revoluti, si trovano spesso associate ad altre connesse alla lavorazione del latte. L’ Età del Bronzo finale, periodo compreso fra il XIII e il X sec. a. C., segna un punto di rottura con l' Età del Bronzo vero e proprio e inaugura quella prossima del Ferro. Infatti a partire dal 1.200 circa a. C. si assiste ad un mutamento radicale del popolamento: da un fenomeno di importante concentrazione demografica si passa ad un generale spopolamento. Tale cambiamento è stato nel tempo diversamente spiegato, ora con un peggioramento climatico che avrebbe portato a catastrofiche alluvioni (soprattutto nelle zone pianeggianti, in particolare della Pianura Padana), ora con epidemie. Attualmente si tende ad invocare cause di carattere storico, che avrebbero introdotto nella penisola italiana nuove popolazioni. Il mutamento avviene infatti in un periodo di forte instabilità e di mobilità di genti: si assiste al declino del mondo miceneo nell’are egea, al diffondersi della "Cultura dei Campi di Urne" nell’Europa Centrale e all’affermarsi in tutta la penisola italiana di una sorta di koiné culturale, definita "Protovillanoviano", che caratterizza appunto l’Età del Bronzo Finale e che appare da un lato come una grande unificazione culturale, anche se a livello regionale è possibile ravvisarvi delle diversificazioni che, accentuandosi durante l’Età del Ferro, porteranno alla definizione dei vari gruppi culturali italici. Lo sviluppo delle popolazioni indigene porterà al grande rigoglio delle culture enotrio-italiche della prima età del Ferro (IX - VIII secolo a.C.), che i primi mercanti greci troveranno sul territorio costiero alla fine dell'VIII secolo a.C.

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In Basilicata

In Basilicata, a differenza delle coste apule, non sembrano attestati, allo stato attuale della ricerca, villaggi di grande rilievo: i più significativi sembrano essere Toppo Daguzzo lungo l’Ofanto, Latronico nella valle del Sinni, gli insediamenti all’aperto di Civita di Paterno e di Murgia S.Angelo in alta val d’Agri. In particolare, le aree interne del Sinni e dell’Agri sembrano gravitare verso l’area campana-tirrenica, contraddistinta da una ceramica dagli esuberanti motivi decorativi e contrapposta all’ambito ionico-adriatico, entro cui si sviluppano i villaggi costieri di San Vito di Pisticci, di S.Maria d’Anglona, di Rotondella-Piano Sollazzo e i siti intorno a Matera con le aree di necropoli di Parco dei Monaci, San Francesco, Murgia Timone. Durante il Bronzo Recente (XIII-XII sec. a.C.) e Finale (XII-XI sec. a.C.) le importazioni, precedentemente attestate nel basso Tirreno, in Sardegna, in Sicilia e sulle coste pugliesi, diventano particolarmente frequenti su tutta la costa ionica e su quella adriatica della Puglia. In Basilicata, questa rinnovata rete di contatti che investe la fascia costiera ionica, con l’insediamento più significativo di Termitito, determina, quale immediata conseguenza, l’apertura di itinerari di collegamento interni lungo i quali si sviluppano altri importanti abitati, quali S. Vito di Pisticci, lungo la valle del Basento, accanto ad altri, già attestati nella fase precedente, quali Toppo Daguzzo, all’innesto tra le vie fluviali del Bradano e dell’Ofanto. Lo scavo condotto nel sito di Termitito ha posto in evidenza una stratigrafia relativa alle facies del Bronzo recente e finale in cui sono frequentissime ceramiche fini d’importazione egeo-micenea; la presenza di questi prodotti di lusso provenienti dall’Egeo sembra conferire a Termitito un ruolo particolare ed egemone nella rete insediativa costiera, di redistribuzione dei prodotti provenienti dall’intero comparto territoriale. Il Bronzo Finale sembra essere contraddistinto da nuovi apporti etnico-culturali, con forme ceramiche e motivi decorativi completamente nuovi; si diffondono infatti i tipici vasi biconici e le ciotole costolate ad orlo rientrante. E’ attestato, inoltre, un rito funebre mai documentato precedentemente e che segna in modo netto una cesura con la fase anteriore; si tratta del rito dell’incinerazione, con la deposizione delle ceneri dei defunti entro urne biconiche coperte da ciotole capovolte, diffuso in Basilicata nella famosa necropoli di Timmari di Matera. Anche a Toppo Daguzzo uno strato di distruzione costituisce un elemento di rottura e sul precedente abitato subappenninico s’impiantano nuove strutture abitative riferibili al Bronzo Finale. Tale fase è attestata anche in diverse stazioni del Potentino. Sulla costa ionica, gli insediamenti di San Vito di Pisticci e di Termitito non conoscono soluzioni di continuità; tuttavia, accanto agli apporti del mondo egeo-miceneo si registra la comparsa di alcune ceramiche dipinte di produzione locale, denominate di tipo “protogeometrico iapigio” attestate anche in alcuni centri prossimi a Matera, quali Timmari e Montescaglioso. Il repertorio decorativo trae ispirazione dalla ceramica micenea ed è costituito da motivi a graticcio, ad angoli inscritti, a fasce alternate, a file di puntini, a linee verticali a tremolo. Da queste prime produzioni ceramiche locali deriveranno le successive serie vascolari dipinte a decorazione geometrica della prima età del Ferro (IXVIII sec. a.C.) dell’Italia meridionale. Di tutta la serie di insediamenti del Bronzo Finale, solo quelli ubicati in posizione topografica strategica e lungo i più importanti itinerari continueranno ad esistere anche nel periodo successivo, nel corso dell’età del Ferro.